Belgio, anche Jurgen van den Broeck ha sofferto di problemi d’alimentazione nel corso della carriera: “Avrei firmato per una vita senza cibo”

Jurgen van den Broeck ha sofferto di problemi di alimentazione nel corso della sua carriera. Dopo le recenti rivelazioni di Rohan Dennis, dunque, anche l’ex corridore belga ha rivelato di aver avuto problemi di natura simile, avendo sempre fatto fatica a raggiungere il peso ideale. L’ex ciclista della Lotto ha rivelato in un’intervista a Het Laatse Nieuws, poi ripresa da Wielerlifts, che nel pieno della sua carriera avrebbe firmato per una vita senza cibo. Il classe ’83 ha però poi aggiunto che nel ciclismo attuale viene prestata più attenzione all’alimentazione ed eventuali problemi alimentari vengono scoperti (come accaduto a Sacha Modolo nel corso del 2019).

“Il peso è un elemento cruciale per ogni corridore – ha spiegato – Ancora di più per quelli che fanno classifica. Riconosco la lotta di Rohan Dennis. Ho sempre avuto difficoltà a raggiungere il mio obiettivo di peso. Ci riuscivo solo una volta all’anno, durante il Tour. Non riuscivo a raggiungere un secondo picco in primavera. Se avessi potuto firmare per una vita senza cibo, quando ero al top della carriera, lo avrei fatto. Tutto per avere quel mezzo chilometro all’ora di velocità in più”.

Una condizione che ha portato l’ex corridore trentaseienne a spingersi a volte anche troppo oltre: “Arrivavo al limite e a volte oltre. Nel 2014 feci un buon Delfinato, chiusi terzo, poi andai al Tour e il mio corpo si bloccò. I miei valori sanguigni erano stati ammazzati, ero così magro che la mia produzione di ormoni si era fermata. Gli effetti furono visibili sul mio corpo per mesi, sono ancora convinto che il mio corpo non abbia recuperato. Pesavo sessantaquattro chili, ero uno scheletro”.

Il terzo classificato al Tour de France 2010 ha poi chiuso specificando che al giorno d’oggi nel mondo del ciclismo c’è molta più attenzione riguardo l’alimentazione: “Non ascoltavo più il dietologo e andavo oltre, perché comunque andavo bene. La mia percentuale di grasso era fra il 3 e il 4%. Oggi c’è un intero quadro scientifico a riguardo ed è una cosa necessaria, perché un corridore che lavora seriamente tiene seriamente anche al suo peso e ogni chilo perso è un guadagno. Finché non raggiungi il punto di svolta”.

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